Morale della favola: Non si devono ascoltare le promesse fatte da chi versa in uno stato di bisogno.
C'era una volta un agricoltore che una notte d'Estate rimase affascinato dal bel canto di un usignolo che cinguettava sul ramo di un albero.
Il contadino fu così ammaliato dai gorgheggi di quell'animale che una sera decise di catturarlo per averlo tutto per sé.
Dopo averlo fatto cadere in trappola e messo in una gabbia, l'uomo disse all'uccello: "ora che ti ho preso, da oggi in poi tu canterai solo per me!" "Noi usignoli non riusciamo cantare se stiamo chiusi in prigione", disse il pennuto. "Allora io ti mangio!" Esclamò secco il coltivatore, continuando: "ho sentito dire che la carne di usignolo con il pane tostato è un boccone davvero prelibato."
"No, non mi mangiare - implorò l'uccellino - se tu mi rimetti in libertà , io ti rivelerò un segreto che vale di gran lunga più del mio misero corpicino." L'improvvido contadino aprì la gabbia e l'uccello volò via lontano senza mai più farsi rivedere.
Il contadino fu così ammaliato dai gorgheggi di quell'animale che una sera decise di catturarlo per averlo tutto per sé.
Dopo averlo fatto cadere in trappola e messo in una gabbia, l'uomo disse all'uccello: "ora che ti ho preso, da oggi in poi tu canterai solo per me!" "Noi usignoli non riusciamo cantare se stiamo chiusi in prigione", disse il pennuto. "Allora io ti mangio!" Esclamò secco il coltivatore, continuando: "ho sentito dire che la carne di usignolo con il pane tostato è un boccone davvero prelibato."
"No, non mi mangiare - implorò l'uccellino - se tu mi rimetti in libertà , io ti rivelerò un segreto che vale di gran lunga più del mio misero corpicino." L'improvvido contadino aprì la gabbia e l'uccello volò via lontano senza mai più farsi rivedere.