Morale della favola: Le nostre convinzioni e i valori che qualche volta possono sembrare scomodi, alla fine trionfano sempre.
Questo è un breve riassunto liberamente tratto da "Pelle d'asino", la bellissima fiaba scritta da Charles Perrault e pubblicata nel 1694. Tre anni dopo, nel 1697, lo scrittore francese la inserì in una nuova raccolta di favole, dal titolo "I racconti di Mamma Oca". Un'altra versione di Pelle d'asino fu raccontata successivamente anche dai fratelli Grimm.
C'era una volta un re aveva una bellissima moglie dalla cui unione era nata una bambina che aveva lo stesso fascino e le stesse virtù di sua madre. Un giorno sua moglie si ammalò gravemente. La regina, sentendo avvicinarsi la sua ultima ora, si fece promettere dal marito che quando fosse passata a miglior vita, lui si sarebbe risposato con una donna più bella e migliore di lei. Dopo aver ottenuto la promessa dal re, la regina chiuse gli occhi per sempre.
Il re pianse per giorni la perdita della moglie. Ma alla fine si rese conto che doveva risposarsi, poiché non aveva figli maschi che ereditassero il suo regno.
Dopo aver incontrato molte principesse e nobili donne in età da marito, senza che nessuna di esse superasse la bellezza della moglie, il re si rese conto che sua figlia era diventata ancora più bella e virtuosa di sua madre, per cui, preso una sorta di follia, per mantenere la promessa fatta a sua moglie, decise che avrebbe sposato sua figlia.
Ovviamente, la ragazza non voleva un matrimonio del genere, così andò a chiedere aiuto alla sua fata madrina. Per aiutarla, la fata le consigliò di chiedere a suo padre ogni genere di cose impossibili come condizione per il suo consenso, tra cui, un vestito di colore del cielo, un vestito di colore della luna, un vestito luminoso come il sole. Ma siccome suo padre era molto potente, riuscì a ottenere tutto ciò che sua figlia gli aveva chiesto, indifferentemente da quanto poteva sembrare complicato.
Nulla sembrava funzionasse, allora la figlia chiese a suo padre di darle la pelle del suo asino preferito, sicura che non avrebbe mai accettato. Ma con sua grande sorpresa, il re acconsentì. Il povero asino venne sacrificato e la sua pelle fu donata alla principessa.
Non avendo altra alternativa, la principessa scappò dal palazzo vestita con la pelle d'asino in modo che nessuno la riconoscesse. La fata madrina le fece un incantesimo per cui qualunque cosa avesse desiderato, le sarebbe apparso davanti.
Non appena il re seppe della fuga di sua figlia, ordinò alle sue guardie di cercarla in tutto il suo territorio. Nel frattempo, la principessa era arrivata in un altro regno lontano, dove fu assunta come lavapiatti nella cucina del palazzo reale.
Poiché era presa in giro dal resto della servitù a causa della ripugnanza che ispirava la sua pelle d'asino, nei giorni di festa si lavava e indossava i suoi vestiti più eleganti che le aveva regalato suo padre, così da apparire più bella nella sua stanza, dove nessuno poteva vederla e riconoscerla.
Accadde che un giorno di festa, il figlio del re, tornando dalla caccia, si fermò a riposare. Udendo dei rumori in cucina, si mise a sbirciare dal buco della serratura e, vedendo quella ragazza, questa volta non nella sua pelle d'asino, ma vestita con uno dei suoi abiti migliori, restò folgorato dalla sua bellezza.
Il principe si innamorò così follemente di "Pelle d'asino", che si ammalò di desiderio. Ai suoi genitori, preoccupati per quel suo improvviso malessere, disse che solo una torta preparata da Pelle d'asino lo avrebbe guarito. Pur di salvare il loro figlio, Il re e la regina accettarono a malincuore che la ragazza, considerata la loro serva, preparasse la torta per il principe.
Dopo aver appreso dei sentimenti del principe verso di lei, anche Pelle d'asino si era innamorata del giovane. Nel preparare la torta per il suo amato fece cadere uno dei suoi anelli nell'impasto.
Quando il principe trovò l'anello all'interno della torta, presumendo che quel gioiello così raffinato e prezioso potesse appartenere solo a una giovane donna di nobile nascita, concordò con i suoi genitori di sposare la ragazza.
Per il loro matrimonio furono invitati i re e le regine dei regni vicini, tra cui anche il padre di Pelle d'asino, che nel frattempo si era risposato. Il re riconobbe la figlia e le chiese perdono. Inutile dire che vissero tutti felici e contenti.
C'era una volta un re aveva una bellissima moglie dalla cui unione era nata una bambina che aveva lo stesso fascino e le stesse virtù di sua madre. Un giorno sua moglie si ammalò gravemente. La regina, sentendo avvicinarsi la sua ultima ora, si fece promettere dal marito che quando fosse passata a miglior vita, lui si sarebbe risposato con una donna più bella e migliore di lei. Dopo aver ottenuto la promessa dal re, la regina chiuse gli occhi per sempre.
Il re pianse per giorni la perdita della moglie. Ma alla fine si rese conto che doveva risposarsi, poiché non aveva figli maschi che ereditassero il suo regno.
Dopo aver incontrato molte principesse e nobili donne in età da marito, senza che nessuna di esse superasse la bellezza della moglie, il re si rese conto che sua figlia era diventata ancora più bella e virtuosa di sua madre, per cui, preso una sorta di follia, per mantenere la promessa fatta a sua moglie, decise che avrebbe sposato sua figlia.
Ovviamente, la ragazza non voleva un matrimonio del genere, così andò a chiedere aiuto alla sua fata madrina. Per aiutarla, la fata le consigliò di chiedere a suo padre ogni genere di cose impossibili come condizione per il suo consenso, tra cui, un vestito di colore del cielo, un vestito di colore della luna, un vestito luminoso come il sole. Ma siccome suo padre era molto potente, riuscì a ottenere tutto ciò che sua figlia gli aveva chiesto, indifferentemente da quanto poteva sembrare complicato.
Nulla sembrava funzionasse, allora la figlia chiese a suo padre di darle la pelle del suo asino preferito, sicura che non avrebbe mai accettato. Ma con sua grande sorpresa, il re acconsentì. Il povero asino venne sacrificato e la sua pelle fu donata alla principessa.
Non avendo altra alternativa, la principessa scappò dal palazzo vestita con la pelle d'asino in modo che nessuno la riconoscesse. La fata madrina le fece un incantesimo per cui qualunque cosa avesse desiderato, le sarebbe apparso davanti.
Non appena il re seppe della fuga di sua figlia, ordinò alle sue guardie di cercarla in tutto il suo territorio. Nel frattempo, la principessa era arrivata in un altro regno lontano, dove fu assunta come lavapiatti nella cucina del palazzo reale.
Poiché era presa in giro dal resto della servitù a causa della ripugnanza che ispirava la sua pelle d'asino, nei giorni di festa si lavava e indossava i suoi vestiti più eleganti che le aveva regalato suo padre, così da apparire più bella nella sua stanza, dove nessuno poteva vederla e riconoscerla.
Accadde che un giorno di festa, il figlio del re, tornando dalla caccia, si fermò a riposare. Udendo dei rumori in cucina, si mise a sbirciare dal buco della serratura e, vedendo quella ragazza, questa volta non nella sua pelle d'asino, ma vestita con uno dei suoi abiti migliori, restò folgorato dalla sua bellezza.
Il principe si innamorò così follemente di "Pelle d'asino", che si ammalò di desiderio. Ai suoi genitori, preoccupati per quel suo improvviso malessere, disse che solo una torta preparata da Pelle d'asino lo avrebbe guarito. Pur di salvare il loro figlio, Il re e la regina accettarono a malincuore che la ragazza, considerata la loro serva, preparasse la torta per il principe.
Dopo aver appreso dei sentimenti del principe verso di lei, anche Pelle d'asino si era innamorata del giovane. Nel preparare la torta per il suo amato fece cadere uno dei suoi anelli nell'impasto.
Quando il principe trovò l'anello all'interno della torta, presumendo che quel gioiello così raffinato e prezioso potesse appartenere solo a una giovane donna di nobile nascita, concordò con i suoi genitori di sposare la ragazza.
Per il loro matrimonio furono invitati i re e le regine dei regni vicini, tra cui anche il padre di Pelle d'asino, che nel frattempo si era risposato. Il re riconobbe la figlia e le chiese perdono. Inutile dire che vissero tutti felici e contenti.